Musico perfetto. Filosofia e scienza nella teoria musicale: 1450-1650 Ricezione, elaborazione, trasmissione

Coordinatori scientifici:
Marco Bizzarini, Università Federico II, Napoli
Giovanna Cifoletti, EHESS, Centre A. Koyré, Parigi
Guido Mambella, Università di Bologna
Luisa Zanoncelli (collaborazione), Fondazione Ugo e Olga Levi

 

Gruppo di ricerca (primo anno):
Nicolas Andlauer
Marco Bizzarini
Giovanna Cifoletti
Davide Daolmi
Frédéric de Buzon
Olga Lizzini
Guido Mambella
Pier Daniele Napolitani
Massimo Raffa
Sabine Rommevaux
Dorit Tanay
Tito Tonietti
Stéphane Toussaint
Luisa Zanoncelli

 

Il gruppo di ricerca nasce a seguito della mostra e del convegno omonimi, curati da Luisa Zanoncelli, allo scopo di rilanciare le prospettive di studio e tenere vivo l’interesse per gli aspetti propriamente teorico-musicali del pensiero e dell’opera di Gioseffo Zarlino.

 

Attraverso l’analisi e la contestualizzazione di questa figura emblematica dell’arte e della scienza del Cinquecento il gruppo si propone di rinnovare le prospettive di ricerca, in particolare per ciò che concerne la tradizione teorica della musica e il retroterra filosofico e scientifico in cui si colloca e da cui prende nutrimento la originale rifondazione della scienza musicale operata dal maestro veneto. E’ infatti dal serrato confronto con la tradizione speculativa della musica, insieme alla viva coscienza della novità dell’opera del suo maestro Willaert, e ancora grazie alla piena ricollocazione della scienza musicale all’interno della cultura filosofica e delle matematiche coeve,che Zarlino si propone di restituire dignità e onorabilità al musico. E così come  per lui «musico perfetto» è chi in musica riesce a unire consapevolezza teorica e  capacità operative, i coordinatori si prefiggono di reintegrare la cultura musicale che emerge dalla monumentale opera del maestro di cappella di San Marco nel suo originario terreno di sviluppo: il pensiero filosofico e la scienza del Rinascimento.

 
Stato dell’arte della ricerca su Zarlino e la scienza della musica nel Cinquecento

L’incomprensione storica di Zarlino è legata al disinteresse dei musicologi per le idee e i concetti, alla scelta di campo «galileiana» della storiografia anglosassone (Walker, Palisca, H.F.Cohen), e infine all’attrazione per il Settecento francese o l’Ottocento tedesco manifestata dai filosofi della musica e dagli storici dell’armonia. Il loro punto di vista su Zarlino è settoriale: i musicologi trascurano la teoria musicale (con la parziale eccezione, per il monumento aere perennis della Grecia antica, affrontato peraltro archeologicamente) e si limitano per lo più con spirito filologico a quella dottrina scolastica (conservatoriale e universitaria) organizzata in nozioni tecniche applicabili alla esecuzione (notazione, lessico e sintassi, prassi storicamente informata), alla composizione (contrappunto, armonia) e alla storia della musica (analisi).
 
Gli storici «warburghiani» vedono in Vincenzo Galilei il primo innovatore e considerano Zarlino un pitagorico attardato e retrogrado; i filosofi della musica (con la eccezione di Enrico Fubini) leggono di preferenza altri filosofi e non i musicisti, mentre gli storici dell’armonia partono da Rameau e dal basso fondamentale. Per questi ultimi, come per gli storici della scienza, punto di partenza è il riconoscimento della natura fisico-matematica del suono, ovvero la nascita di una vera scienza della musica (acustica e armonia in senso moderno). Date queste premesse, non si sono potuti accorgere del fatto che Zarlino è il primo teorico a riflettere sulla inadeguatezza della teoria tradizionale e il primo musicista pratico a richiedere un adeguamento della teoria stessa. Non si sono accorti della rivoluzione (in senso copernicano) rispetto a Boezio: la teoria non può continuare a postillare e commentare la dottrina antica, ma la deve ricostruire (nuove istituzioni) su nuovi fondamenti: è la pratica a fissare i criteri di adeguatezza della teoria e non il contrario.
 
L’impresa zarliniana intende dunque restituire dignità alla musica, attraverso la disciplina del musico perfetto nell’unione coerente di consapevolezza teorica e competenze esecutive, dego di essere onorato, in quanto in grado di render conto e giustificare il suo agire. Conseguentemente centro della musica non è la sua pensabilità (musica in potenza) ma l’effettività unita all’efficacia (musica in atto, musica capace di suscitare effetti).
 
Attività di ricerca

Il progetto intende approfondire, nella prospettiva sopra tracciata, lo studio dell’opera di Zarlino, sottolineandone l’originalità rispetto alla trattatistica antica e medievale, e il nesso con il pensiero teorico-musicale del periodo considerato. A questo fine, si propone, sul primo versante, di indagare criticamente il dialogo con la tradizione teorico-musicale, intensificatosi grazie al lavoro umanistico di edizione e traduzione stimolato dallo stesso Zarlino, in particolare per quanto concerne le opere di Tolemeo e Aristosseno. Quanto al secondo, a partire dall’analisi di un gruppo emblematico di opere del medesimo periodo, si metteranno in luce, nel confronto, la specificità delle sue conoscenze delle scienze antiche e moderne e gli esiti da lui raggiunti.
Delineato il nucleo originario e fondativo del rinnovamento delle basi matematiche della teoria, si evidenzieranno quindi i legami essenziali della teoria musicale con tutta l’enciclopedia cinquecentesca, con i suoi saperi rilevanti, a partire dal nuovo aristotelismo di stampo averroista, che ha nell’università di Padova un centro di irradiazione, e dalle nuove prospettive geometrizzanti aperte dalla riscoperta dell’eredità euclidee, per arrivare alla medicina, alla fisica, al rinnovato rapporto fra arte e natura, alla astronomia, e alle tecniche di giustificazione logico-deduttive e analogiche.
 
La centralità rinascimentale delle matematiche rende infatti ineludibile una ricognizione approfondita del loro carattere peculiare, in particolare della loro applicazione alle arti, ossia alle tecniche quali architettura, pittura, costruzione di macchine, ingegneria, fra cui si colloca la musica pratica. È stata infatti proprio la considerazione tecnico-applicativa delle matematiche a favorire lo studio di quell’ambito specificamente sonoro rappresentato dagli strumenti musicali, la riflessione sui quali è stata alla base della svolta sui temperamenti che ha portato Zarlino a riconsiderare il tradizionale rapporto teoria/pratica. La ricostruzione della storia di questo rapporto e lo studio del conseguente nuovo statuto disciplinare dell’ars musica (e del connesso statuto sociale e culturale del musico), presuppongono la ridefinizione storica e critica della canonica opposizione tra natura e arte.
 
La riflessione sui temperamenti, e in genere sui sistemi di intonazione, si riallaccia d’altro canto anche al nesso tra musica e medicina in direzione del nuovo interesse che i medici (si pensi a Cardano) rivolgono all’arte dei suoni, ma soprattutto del modo in cui i concetti medici e fisiologici vengono recepiti nella teoria musicale che si apre alla considerazione degli affetti. La piena inclusione della musica tra le scienze fisiche, il suo interrogarsi sulla generazione, trasmissione e ricezione del suono, sul quale i Commentari aristotelici nel Cinquecento sono ricchissimi di suggestioni, postula un attento confronto con temi centrali della filosofia naturale rinascimentale, come la questione del movimento (in musica strettamente connesso al ritmo), e delle qualità sensibili, e in particolare il rapporto suono-colore, costitutivo di tutto un ambito di giustificazione analogica delle teorie musicali. In questo ambito rientra fra l’altro la corrispondenza fra commisurazioni di suoni e movimenti celesti. Sul momento della giustificazione, fondamentale in Zarlino (Dimostrazioni harmoniche), è necessaria infine una attenta considerazione dell’epistemologia ipotetico-deduttiva che la musica riprende dalla geometria euclidea, per valutarne le implicazioni e le somiglianze con altri ambiti del pensiero scientifico.