Historiae italiane

Coordinatore scientifico: Marco Gozzi (Università di Trento)
 
Componenti del gruppo di ricerca: Marco Gozzi (Dipartimento di Lettere e Filosofia – Università degli Studi di Trento), Giacomo Baroffio, David Hiley (Universität Regensburg), Giulia Gabrielli (Libera Università di Bolzano), Nicola Tangari (Università di Cassino, Pontificio Istituto di Musica Sacra – Roma), Angelo Rusconi (Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra – Milano), Gionata Brusa (Austrian Academy of Sciences, Institute of History of Art and Musicology), Eva Ferro (Albert-Ludwigs-Universität Freiburg), Stefania Vitale (Università di Torino), Luciano Rossi (Roma) – borsa post-doc, Antonio Chemotti (Polish Academy of Sciences), Giovanni Varelli (Oxford University), Cecilia Delama (Università di Trento), Hana Breko Kustura (Muzička Akademija Zagareb), Elsa de Luca (Universidade Nova de Lisboa), Christelle Kowalski (Université de Poitiers), Luisa Nardini (University of Texas), Monica Avancini (Università di Trento), Filippo Romania, Alessandra Ignesti (McGill University), Pietro Moroni (Università di Catania), Clarissa Cammarata (Università di Trento), Matteo Cesarotto (Centre d’études supérieures de la Renaissance – Université de Tours).
 
Progetto: Come ha affermato David Hiley nella presentazione dell’ultimo convegno alla Fondazione Levi, le Historiae constituiscono una vastissima e polimorfa area di ricerca, che offre numerose opportunità per nuove scoperte e interpretazioni. Historia è il nome comunemente usato nel Medioevo per indicare un ciclo di canti liturgici per l’Ufficio divino della festa di un santo. Una historia solitamente comprende antifone e responsori per i Vespri, per l’Ufficio notturno e per Lodi, ossia una trentina di canti in tutto. I testi latini di circa ottocento historiae (ossia circa ventimila canti) sono stati pubblicati nei volumi degli Analecta Hymnica. Ma gli Analecta contengono solo gli Uffici con testi versificati, principalmente da codici e edizioni dal 12° al 15° secolo. Ma sono giunte sino a noi anche circa duecento historiae più antiche, con testi in prosa, cosicché il numero di canti noti supera i venticinquemila. Non tutti sono tramandati con notazione musicale, ma in ogni caso si tratta comunque di un vastissimo repertorio che rappresenta un’enorme sfida per la ricerca musicologica.

Molte historiae furono composte per santi con un culto locale, e non erano perciò conosciute al di fuori di un’area geografica ristretta. Altre historiae godettero invece di grande popolarità e disseminazione (ad esempio quelle di Caterina, Nicola, Tommaso di Canterbury, Francesco e Domenico). Alcuni santi ebbero historiae diverse in luoghi differenti (Maria Maddalena). Molti nuovi culti di santi si aggiunsero, con le rispettive historiae, nel medioevo e nell’età moderna. Nessun altro genere di composizione sacra ebbe un’espansione così vasta e protratta nel tempo come l’historia.
 
Attività di ricerca previste: Il progetto si propone di indagare, pubblicare e analizzare alcune Historiae italiane selezionate trasmesse con notazione musicale. Dato che non è possibile in un progetto triennale pensare di censire e di descrivere tutti i libri liturgici italiani manoscritti e a stampa che contengono Historiae, sembra più produttivo censire e indagare a fondo gli Uffici di alcuni santi venerati in italia, scegliendo tra gli esempi più significativi delle diverse categorie: Historiae di santi venerati in zone geografiche ristrette (ad esempio Magno vescovo di Trani, Oliva, Ingenuino e Albuino), Historiae di santi diffusi in tutto il territorio nazionale e talvolta internazionale (Rosa da Viterbo, Maurizio, Michele, Benedetto e Chiara), indagando anche l’ambito ambrosiano, alla ricerca di tracce dello stile italico degli antichi uffici, precedente alla ‘gregorianizzazione’ del repertorio.
 
Obiettivi e risultati attesi: L’obiettivo principale è rifondare il metodo di studio delle Historiae. Una buona ricerca in questo campo deve partire dal culto dei singoli santi e, oltre a soffermarsi sui testi (e sui testi musicati) e sulla loro tradizone, deve allargarsi cronologicamente dal medioevo ad almeno tutto il Settecento (l’età napoleonica sembra un buon limite cronologico), comprendendo, oltre alle analisi filologica, paleografica e codicologica dei testimoni, l’analisi storica, agiografica, liturgica e cultuale degli Uffici e delle Messe che riguardano ciascun santo preso in esame, per comprendere i fenomeni di trasmissione e diffusione dei culti, oltre alle trasformazioni che avvengono negli Uffici prima e dopo il Concilio di Trento. Gli uffici locali spesso conservano tracce di stili molto antichi e sarà posta estrema attenzione a tutti gli indizi di antichità presenti nelle melodie analizzate.

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