Conferenza di Paola Cossu

In occasione dei 1600 anni di Venezia

Il recupero e la valorizzazione della musica del passato furono la «missione storica» della cosiddetta “generazione dell’80”, Gian Francesco Malipiero si sentì incaricato di portarla a compimento sia da un punto di vista musicologico, facendosi editore, revisore e divulgatore, sia da un punto di vista compositivo, ricercando le basi dalle quali partire per lo sviluppo di un linguaggio nuovo.
La necessità di autonomia nello studio, manifestatasi dopo aver vissuto con sofferenza l’esperienza da allievo, lo portò a vivere il passato musicale veneziano da autodidatta e da trascrittore nei primi anni del Novecento nelle sale della Biblioteca Marciana di Venezia, la quale diventerà il luogo dove poter finalmente studiare gli antichi musicisti. Nei registri della Biblioteca rimane traccia del passaggio
malipieriano, delle consultazioni e dello studio delle musiche di Galuppi, B. Marcello, Monteverdi, Jommelli, Stradella.

I numerosi scritti di Malipiero rappresentano un documento fondamentale per la ricostruzione del suo rapporto con la tradizione musicale italiana, in particolare veneziana. L’impegno profuso nella
valorizzazione del passato musicale appare come una vocazione anche per i numerosi riferimenti agli autori di musica antica.
La storiografia si è occupata del rapporto di Malipiero con la tradizione musicale italiana da più punti di vista e traendo non sempre conclusioni unanimi, come nel caso del giudizio del compositore su Zarlino, Vicetino e Zacconi riportato nell’Armonioso labirinto. Si è trovata però d’accordo nell’affermare che il passato musicale fu per Malipiero un «ideale metastorico» al quale mancò un «inquadramento concettuale» e delle vere e proprie basi storiche.